il cameriere c'ha sorriso, altrimenti nessuno mi ama.

your confusion, my illusion.

Candido, o l’ottimismo.

La traumatologia della fine che non ha fine, del lungo addio senza addii.

Il tempo è spesso un fatto che si apprezza sempre dopo, purtroppo. E così oggi ti rivedo e penso che prenderò una boccata d’aria dopo un mese di apnea,  o forse è il contrario.  Devo trovare molte energie per respirare, a sera arrivo sempre molto stanca perchè devo costruire dentro me degli agganci incrollabili, piccole àncore da terra per ammaraggi di fortuna, isole dove non non provare nessun dolore, fortezze e ripari di fortuna, che annullano ferite ai polsi, dolori alle gambe, alle caviglie. Il mattino seguente sempre svaniscono.

Non vorrei mai dormire, vorrei andare a letto vestita, vorrei stare sulla vita come un mastino e non portare mai l’orologio, e credimi, ho un groppo in gola al solo pensiero che tu oggi sortisca in me la solita infinità di parole che puntualmente tu ne tradisca l’essenza.

 

Quando ti scrivo

Sai quando ti scrivo
mi viene una certa nostalgia
e del resto sono sempre
quello stupido romantico
che ancora confonde
il presente col passato

Ma il tempo e’ spesso un fatto
che si apprezza sempre dopo
e le vecchie facce son qualcosa
che cambia tra le righe
e io che le rivedo
e ci ripenso
io vorrei ancora,
ancora,
ancora,
ridere cosi’ e far l’amore
e bere vino
passar la notte ad aspettare
di avere qualcosa da raccontare
e vedere in un motel o in una strada
un’incomparabile avventura

Ricordi quella frittata
si partiva per New York
e noi artisti sconosciuti
ci trattavamo da signori
e alle cinque di mattina
lei vestita da romana
io vorrei ancora,
ancora,
ancora,
io vorrei ancora,
ancora,
ancora.

 

Vinicio Capossela

voglio vivere cosi’

con tanta vita e senza colpa

Outlandos D’amour

Ricordo con precisione il luogo e il momento in cui vidi per la prima volta il video Get Lucky dei Daft Punk.

Ero alla stazione di Domodossola, durante la canicolare ora di pranzo, perfetta controra, ove  al bancone di un bar sport una bibita ghiacciata grande come un fonte battesimale vale piu’ di un miraggio o di un viatico.

Dal piccolo televisore Telefunken di quel baretto disgraziato e antidiluviano, il frusto motivo estivo andava a volume da lite condominiale. 

Ero diretta verso la Svizzera, destinazione la quale, schiudeva in me un bocciolo di impronunciabili aspettative/novita’/favolosi divertimenti all’origine del mio cinema interiore.

Eppure.

Non parlero’ del periglioso soggiorno e del precipizio rovinoso in cui le mie fantasticherie si sarebbero disintegrate di li a poco, non parlero’ dell’inattesa piega degli eventi.

Non mi dilunghero’ sulle settimane successive ne’ su chi (o cosa) mi attendesse alla stazione, altrimenti-caro blog e caro lettore- arrossireste.

Ogni estate, un tormentone discotecaro e con pretese di nostalgismo evidenti si impone nel mio personale Ground Zero, impossessandosi di me.

Come faccio a liberarmi dalla pavloviana associazione Get Lucky-brutti ricordi, specie se quelle memorie sono l’evidenza del tuo personale deliquio? Chi mi proteggera’ da tutti i supermercati che in autunno trasmetteranno le facezie del fiacco duo francese procurandomi puntualmente una fitta allo stomaco? Come potro’ rendermi immune dal disdoro che ne conseguira’? Riusciro’ a correggere la commozione che questo creera’ in me?

Avrei eletto volentieri Step dei Vampire Weekend a mia personalissima hit da fine di una relazione (e\o fine estate?) Almeno non espone allo sgradevole effetto sorpresa di ritrovarsela in radio a tradimento.  E invece no. Quella canzone cosi’ adatta, non mi evoca proprio nulla.

Lo stesso vale per I want you, Babies dei Pulp che abbiamo ascoltato centinaia di volte insieme. Dinosaur JR, Bowie, Baustelle, BRMC, Chet Baker, Gainsbourg, Smashing Pumpkins, Alt-j, O.Children, Muse.

E Springsteen, L. Cohen? Fatti nostri fino allo sfinimento. Wish you were here dei Pink Floyd?  Solo mia e tua per sempre.

Tutto il mio spleen, (da quasi trentenne all’incomprensibile termine di una altrettanto incomprensibile relazione) deve proprio annidarsi nella pacchiana perversione di quel pezzo dance, Get Lucky, e di quel disco-epifanico, insano, isterico, paraculo dei Daft Punk.

Rifletto. Mi cospargo il capo di cenere, provo a formulare inferenze e a capire.

A cosa penso?  A momenti mi provocavo un’ulcera per dare lustro a canzoni da lido (nobilitate nel ricordo) e soprattutto, a tristi storie d’amore prive di simmetria che-  lettore mio, di cui ahinoi, hai gia’ esperito a tue spese- in quanto tali, non hanno alcun senso o alcuna ragion d’essere.

 

 

diciannove agosto, duemilatredici.

Vedi caro,

oggi resto qua mentre tu mi dimentichi.

Forse è vero che non si invecchia senza diventare maturi, ma io, matura o meno, resto fedele alla mia libertà senza un domani, quando tu invece sai solo cancellarmi.

Forse sarebbe stato meglio sciogliere i tuoi complessi non risolti, i passati amor,i le ansie, le frustrazioni.

Ma chi ha detto che hai ragione tu? Chi ti dice che siano giusti i tuoi schemi basati su ghirigori filosofici,  le tue convinzioni?

Punirsi, reprimersi, fingersi fortissimi, invincibili, creativi, certi sui propri passi.

E mi disprezzavi senza farlo capire, tu che con una come me non potevi stare.

Una della mia razza, una poco brava con i conti, poco pratica, debole. Troppo sconclusionata, che dimostrandoti il suo bene perde di consistenza ai tuoi occhi che ti dice fiduciosa -se non hai dato tutto non hai dato ancora, se non hai amato troppo non hai amato mai.

Una come me, che si trascina ogni notte stanca sul cuscino-tribunale, per assolverti e condannarsi.

Lasciami essere fiera del mio incespicare io ti lascio il cuore libero di partire e tornare, di noi ne hai fatto ciò che volevi.

Quello che vuoi non ti dirò, quello che voglio non sentirò. Tutto sembra morto dietro l’indifferenza ma tutto è ancora vivo o forse è solo un po’ cambiato. Quello che provo l’ho sempre provato e le cose in cui credevo le credo ancora  e sono cose che provo a pelle, se non mi ami non sarò amata e se non ti amo non amerò.

Queste e altre cose e sono le uniche che mi sono rimaste e che voglio, insieme alla nostalgia, a questa mia incomprensibile anarchia.

E poi vorrei anche te, caro amico,

Allora dillo tu, cosa bisogna fare, attendere e illudersi o continuare e dimenticare di nuovo impietrita di amare e non te, di essere amata e non da te.  Nessuno sa cos’è l’amore, il Poeta vede solo dattilografi in giro. Il poeta dilania, violenta, consuma, corrode. Oggi sono così. Ci sono milioni di anime in giro che, riunite non ne forma neanche una. Quella che manca è la tua o la mia?

 

 

trafitto

Come osservare impotenti la propria casa andare in fiamme, lo sguardo assente da una piccola finestra, oggetti e mobili diventare cenere.
Come l’ ultimo chiodo che sigilla la tomba, Volevo solo che la fame crescesse e che magari non passasse mai.

Invece.
Se una corda di violino puo soffrire, quella corda ero io.

Caro te (24-07-2008)

Caro te,

oggi ci pensavo. Forse perchè è luglio, forse perchè volevo celebrarti. 

La stazione si regge in piedi solo con lo squallore, è piena di badanti non credo italiane (!), panchine vuote e anziani che ciondolano. E insomma, queste cose non le puoi capire se non sei nato qui. Se non hai mai avuto ansia di vedere arrivare e scendere qualcuno per anni dallo stesso bus, pieno come un uovo di persone assonnate e nevrotiche. Se non hai mai provato stanchezza nell’immaginare le cose di essere separati dai tavolini dei treni.

Mi sono seduta allo stesso posto, la vetrina della cineseria vende gli stessi orrendi vasi da giardino, buoni come urne cinerarie. Al posto della galleria d’arte adesso c’è una kebab house.

Si, voglio anche annunciarti che non ci sono più le nostre scritte sui muri. Hanno dato una mano di pittura. Color pesca, per l’esattezza. Anche questa è ecologia, penso.

 

Caro te,

sono andata dritta dritta proprio li nello stesso posto, come in chissà quali splendidi giorni. E ti scrivo per dirti che no, non ho rimpianti. 

 

Con amore e squallore,

V.

 

 

Fai conto che io dica estate,
scriva la parola “colibrì”,
la metta in una busta,
la porti giù per la discesa
fino alla buca. Quando tu aprirai
la lettera, ti verranno in mente
quei giorni e quanto,
ma proprio tanto, ti amo.

Raymond Carver – Colibrì

NONBRAINO- TROPPO ROMANTICA

Ho passato i miei giorni chiedendole scusa ma lei non c’è più 
Si è tolta la vita pensando che io non l’avrei amata mai. 
Pensavo giocassimo, ma lei viveva per me..solo per me. 
Si è tolta la vita sapendo che io non l’avrei amata mai. 
Non lavoravo e andai quella sera da lei non so perché 
Non lavoravo e trascorsi la notte da lei, aiutandola a illudersi 
Non lavoravo e andai volentieri con lei, aiutandola a credersi mia 
Mai più lo farei, di illuderla adesso, era mia. 
Si è stretta un gran nodo sul collo per dire addio all’infelicità 
Pensando che fosse più bello morire come cento anni fa. 
Troppo romantica, dolce, nostalgica pure morendo lo fu 
Mettendomi in cuore la colpa di chi ha buttato via ciò che rubò. 
Non lavoravo e andai quella sera da lei non so perché 
Non lavoravo e trascorsi la notte da lei, aiutandola a illudersi 
Non lavoravo e andai volentieri con lei, aiutandola a credersi mia. 
Mai più lo fare di illuderla adesso, era mia. 
Mai più lo fare di illuderla adesso, era mia. 
Illuderla adesso era mia.. 
Mai più lo farei..

Another Sunny Day [ASD]

Mettiamoci l’anima in pace, gli Smiths si sono sciolti da tempo. Ma loro ne sono i figli illegittimi: